Processo Canonico
Sessione pubblica per l'apertura della Causa di Canonizzazione
Da “Vita Ecclesiale” – Rivista dell’Arcidiocesi di Foggia- Bovino
Anno XVIII – N. 2/1992, pagg. 71-74
La sessione pubblica per l’apertura della Causa di Canonizzazione
La sera del 12 settembre 1992 nella Basilica Cattedrale di Foggia ha avuto luogo la Prima Sessione Pubblica di apertura della Causa di Canonizzazione del Servo di Dio Mons. Fortunato Maria Farina.
Erano presenti ed hanno concelebrato con l’Arcivescovo Mons. Giuseppe Casale, gli Eccellentissimi presuli: S.E. Mons. Salvatore De Giorgi, Arcivescovo emerito di Taranto, e Assistente Geenrale dell’A.C.I., predecessore di Mons. Casale nella guida dell’Arcidiocesi di Foggia- Bovino; Mons. Raffaele Castielli, Vescovo di Lucera- Troia; Mons. Giovanni Battista Picchierri, Vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, Mons. Mario Paciello, Vescovo di Cerreto Sannita-Telese-S.Agata dei Goti. Hanno concelebrato numerosissimi sacerdoti.
La Cattedrale era affollata di fedeli. Erano presenti: il Sindaco di Foggia, Geom. Salvatore Chirolli con alcuni membri della Giunta, il Senatore Vincenzo Russo, l’On. Francesco di Giuseppe, l’On. Donato De Leonardis ed altre personalità civili e militari. Presenti anche i due Governatori della Cappella dell’Iconavetere, Comm. Giuseppe Fiore e dott. Gianfranco Pedone.
I canti sono stati eseguiti dal Coro dell’Iconavetere.
Omelia dell’Arcivescovo
Al Vangelo S.E. Mons. Arcivescovo ha pronunziato la seguente omelia.
Altri, meglio di me, potrebbero questa sera parlare di Mons. Farina. Altri (sacerdoti, religiosi, laici), anche qui presenti, che di Mons. Farina conobbero il grande cuore e che furono testimoni del suo ardente zelo pastorale, della sua quotidiana capacità di donarsi agli altri, sempre orientando il suo colloquio a mettere in luce la risposta da dare alla chiamata del Signore.
Ma, tocca a me essere voce della comunità di Foggia e Troia che gioiscono nel vedere avviato l’“iter” che, speriamo si concluderà con la proclamazione delle virtù eroiche di un Vescovo, che legò indissolubilmente la sua vita a quella delle diocesi a lui affidate.
È, questo, un momento non solo di esultanza e di interiore godimento: è un momento nel quale il contatto spirituale con Mons. Farina – nella luce della comunione dei santi e sotto l’onda impetuosa dei ricordi si fa vivo e intenso.
Lo sentiamo tra noi. Presente. Ancora pronto ad esortare, ad incontrare, ad operare. E ci passano davanti non solo le sue opere (le nuove parrocchie edificate, il rilancio del santuario dell’Incoronata, affidato ai figli di Don Orione), ma la sua inesauribile carità (che ebbe modo di manifestarsi soprattutto durante il doloroso periodo della guerra), il suo impegno per l’istruzione religiosa dei fedeli, la cura del laicato cattolico (chi può dimenticare il circolo Manzoni?), l’attenzione alle vocazioni religiose (quante suore hanno donato alla Chiesa le due diocesi, durante il suo episcopato!), la incessante opera per le vocazioni sacerdotali e per la santificazione del Clero. Esprimono concretamente questa sua “passione” il Piccolo Seminario, il Seminario di Troia e la Santa Milizia di Gesù.
Non possiamo rileggere senza un fremito di commozione queste pagine del suo diario.
Nel giorno della sua Ordinazione Sacerdotale scrive (18 settembre 1904):
“Oggi, o mio Gesù, mi avete ricevuto nel novero dei vostri sacerdoti. Quanto è grande il vostro amore!…Io mi offro a voi vittima volontaria per la santificazione del clero, per la salvezza delle anime; vittima senza riserve, senza restrizione di sorta; immolatemi e sacrificatemi tutto come a voi meglio aggrada, come a voi meglio piace…”.
“Veggo e sento fortemente che Gesù mi chiama alla santificazione del clero: mi studierò di essere strumento docilissimo tra le sue mani, attendendo con tutto l’impegno a farmi santo, per poter poi santificare i miei confratelli carissimi, facendomi tutto a tutti… Sono un ammasso di miserie: ma “infirma mundi elegit Deus”… (20 gennaio 1907).
“Iddio mi ha fatto chiaramente conoscere che io devo spendere tutta la mia esistenza e le mie energie per la santificazione del clero…” (10 ottobre 1909).
Come appare evidente da queste note intime, il giovane sacerdote poneva già le premesse per il pieno dispiegamento della sua santità. Intessuta di preghiera, di sacrificio, di spirito di povertà (lui che disponeva di consistenti beni familiari), di carità generosa.
Come Mosè (il cui esempio ci è stato proposto nella 1° lettura) e come il Padre della parabola evangelica che è stata appena proclamata, Mons. Farina visse pregando per i suoi figli e praticando un’accoglienza generosa nei riguardi di tutti.
Nota Mons. Amici, già vescovo di Troia e Foggia in una testimonianza riportata nel fascicolo preparato per questa circostanza, “l’esclamazione più comune che si poteva cogliere, sulla bocca del popolo, al momento della sua morte, fu esplicito e commosso riconoscimento della sua santità: “Era un santo”. Davanti alla salma, che bisognò tenere esposta al pubblico per ben tre giorni, prima in Episcopio e poi in Cattedrale, sfilarono ininterrottamente migliaia di persone, di ogni ceto sciale, provenienti anche dall’intera provincia: era facile scorgere quali sentimenti di affetto, di riconoscenza, di venerazione, di sofferenza profonda dietro quell’estremo saluto che si veniva a dare al Pastore che, per tanti anni, aveva costituito un punto di riferimento spirituale per tutta la terra di Capitanata”:
Questa sera, in una continuità ideale, vogliamo stringerci intorno a Mons. Farina. Vi è tutta la Chiesa di Foggia e quella di Troia, in una comunione di sentimenti che vede presenti l’immediato collaboratore e successore di Mons. Farina , Mons. Amici (di cui abbiamo ascoltato la testimonianza); Mons. Carta (che impossibilitato a partecipare ci ha assicurato, con un commosso biglietto, la sua presenza spirituale); Mons. Lenotti (che ci guarda dal cielo, mentre è qui con noi la sorella Maria); Mons. De Giorgi, Mons. Castielli e l’attuale Arcivescovo, che avverte in questa celebrazione il tocco della grazia del Signore. Un atto di immensa predilezione per noi tutti che, nel ricordo commosso di un santo, vogliamo percorrere con lui la via della santità.
Esprimo la mia profonda gratitudine a quanti hanno collaborato perché si giungesse a questo significato e importante momento: alla Commissione storica, al Postulatore e ai responsabili di Curia.
Mi auguro che il lavoro del tribunale si svolga sollecito e si concluda con il pieno riconoscimento delle virtù di un Vescovo santo.
Al termine della Concelebrazione, dietro invito dell’Arcivescovo, S.E. Mons. Castielli, ha dato una testimonianza sul Servo di Dio che qui riportiamo.
N.d.r.: Questa testimonianza è stata data al termine della Concelebrazione Eucaristica per l’apertura della Causa di Canonizzazione di Mons. Farina
La testimonianza di Mons. Castielli
Ringrazio S.E. Mons. Casale, pastore di questa Chiesa particolare, per avermi offerto la possibilità di esprimere pubblicamente la partecipazione viva e affettuosa dei sacerdoti e del popolo di Dio della diocesi sorella di Lucera-Troia all’evento che questa sera stiamo celebrando.
È un evento che coinvolge profondamente anche noi.
Mons. Farina per 31 anni (dall’autunno del 1919 al giugno del 1951) fu vescovo dell’antica diocesi di Troia e profuse in essa (come nella diocesi di Foggia) le ricchezze della sua altissima spiritualità cristiana ed episcopale. Anche in mezzo a noi ha lasciato un’orma profonda, incancellabile. Viviamo ancora oggi del profumo delle sue virtù personali e del fervore del suo zelo apostolico. Il passare degli anni non ha diminuito, ma ha fatto crescere in noi la consapevolezza della sua non comune statura spirituale ed apostolica.
Quanti fra noi Sacerdoti e laici cristiani abbiamo avuto il privilegio di essere passati per la sua scuola siamo, questa sera, ricolmi di profonda emozione e di gioia grande. Vediamo che le nostre convinzioni sulla sua santità mettono in movimento – in modo ufficiale – la Chiesa, la quale avvia ora le sue indagini per verificare se è possibile riconoscere l’eroicità delle sue virtù e dichiaralo per noi modello di vita secondo il Vangelo.
Mons. Casale, nell’omelia, ha già tracciato un quadro sintetico dei molteplici aspetti della personalità di Mons. Farina e del suo servizio pastorale in mezzo a noi. A me piace richiamare, come testimonianza vissuta, solo due aspetti.
Innanzitutto la profondità della vita interiore di Mons. Farina. Tutta la sua forza di irradiazione spirituale ed apostolica parte da qui: tutte le opere esterne da lui realizzare hanno le loro radici qui.
Era uomo di non molte parole, alieno da gesti spettacolari.
Le sue parole ed i suoi gesti erano assolutamente semplici, essenziali, disadorni.
Parlava ed agiva in lui – con una forza e una luminosità silenziose, ma suadenti e straordinarie – la testimonianza quotidiana della sua vita. Una vita che si avvertiva in permanenza abitata da Dio, ispirata da Dio, convergente in Dio, consegnata a Dio, vivificata dall’amore al Cristo, e dall’azione del suo Spirito, nutrita in permanenza di riflessione in profondità, di preghiera, di fede, di devozione tenerissima alla madre e discepola del Cristo: Maria.
E allora incontrarsi con lui, scambiare con lui anche solo poche parole, significava sempre fare un’esperienza di Dio, entrare nel mondo di Dio, nella dimensione del soprannaturale, nel dominio della fede, della speranza e della carità teologali.
Si restava “segnati” inevitabilmente, “contagiati” della sua spiritualità. Si era sospinti, quasi amabilmente “costretti” a salire in alto, a pensare in grande, a incontrare – tramite lui – il Cristo e confrontarsi col Vangelo, a superare la povera logica umana della mediocrità, dei facili accomodamenti e compromessi, delle paure e delle indecisioni. La sua vita era veramente un “sacramento”: un segno, cioè, della presenza e dell’azione di Dio in mezzo a noi, in permanenza, nel cuore della storia di ognuno di noi e delle nostre comunità.
In secondo luogo, lo ricordiamo come un grande educatore di anime, un formatore di coscienze. Formò spiritualmente numerosi laici: attraverso il rapporto personale, attraverso la corrispondenza. Promosse, con tutte le sue forze e il suo amore, l’Azione Cattolica – la prima grande scuola in Italia di formazione organica del laicato – che ebbe nelle nostre zone, negli anni ‘30 e ‘40, una fioritura meravigliosa e preparò la maggioranza degli uomini che, nel dopoguerra, realizzarono la ricostruzione spirituale, sociale e anche materiale della nostra terra di Capitanata.
Ma soprattutto fu un educatore straordinario di noi sacerdoti. Ci amò uno per uno, ci scoprì a noi stessi, ci aiutò e ci sostenne sul piano spirituale e materiale, ci modellò l’anima sul cuore di Cristo e ci consegnò una madre: Maria. Egli era profondamente convinto che il nodo centrale della vita della Chiesa fosse la santità dei sacerdoti, ed era ugualmente convinto che questa santità poteva essere raggiunta soltanto attraverso una radicale “sequela” del Cristo ed un’impostazione comunitaria del ministero e della vita sacerdotale.
Così soprattutto la mia generazione ricorda Mons. Farina.
La Chiesa dichiari presto l’eroicità delle sue virtù: a “gloria” di Dio e edificazione di tutti noi.
È seguita l’apertura della Causa.
Davanti all’Arcivescovo si è presentato il Postulatore Luigi Giuliani che ufficialmente ha chiesto che venga aperta la Causa di Canonizzazione. L’Arcivescovo ha accolto la richiesta.
Il Cancelliere don Pompeo Scopece ha letto la lettera della Congregazione per le Cause dei Santi in data 13 aprile 1992 con la quale si comunicava che da parte della S. Sede non esisteva nessun ostacolo alla introduzione della Causa e il decreto dell’Arcivescovo per l’introduzione della Causa con la nomina dei membri del Tribunale.
È seguito il giuramento da parte dell’Arcivescovo, del Postulatore e vice Postulatori, dei membri del Tribunale e di quelli della Commissione storica.
Poi il Postulatore della Causa ha consegnato all’Arcivescovo l’elenco dei testimoni. Il promotore di Giustizia ha presentato in busta chiusa gli interrogatori da proporre ai testimoni.
Il Giudice Delegato ha indicato come luogo per l’esame dei testimoni da parte del Tribunale i locali della Curia Arcivescovile ed ha annunziata che la prossima sessione sarà tenuta il seguente 18 settembre.